PATRIMONIO IMMOBILIARE PUBBLICO

La difficoltà abitativa dovuta alla precarietà e allo sperpero del patrimonio immoiliare pubblico, spesso abbandonato e destinato al degrado, rivela le due facce della stessa medaglia. Da una parte redditi sempre più esili e dall’altra edifici vuoti, palazzi chiusi perché invenduti o in attesa di un compratore che trovi i margini per speculare: La caserma Sani di via Ferrarese a Bologna ne è un esempio.

Le questioni dell’abitare, del consumo di suolo, delle devastazioni ambientali e della privatizzazione/valorizzazione del patrimonio pubblico, al tempo della crisi, si intrecciano tra loro 
in modo indissolubile. Il modello di sviluppo che ha un orizzonte basato sul cemento, sull’azzeramento del welfare e sulle produzioni nocive non può essere ancora tollerato. Una politica di riduzione del danno, semmai praticabile, sarebbe poca cosa nella realtà attuale. Serve una voce collettiva che amplifichi un sentire comune, che dia vigore alla resistenza, di fatto ampia ma frammentata, di coloro che dicono no alla svendita del patrimonio immobiliare comune, no alla speculazione privata quando costruisce fuori dai bisogni reali.

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