TEOLOGIA DEI QUATTRO ELEMENTI

                                                                      La comune accademia di comunimappe-università popolare della bolognina 

propone all’assemblea xm  un’attività di cooperazione culturale territoriale per il 18 ottobre.
AUGUSTO ILLUMINATI
Presentazione del libro La teologia dei quattro elementi  (edizione Mimesis)
Seminario – tema: “Strappare gli elementi alla teologia politica, per un  politeismo del bene comune.”
la presenza di  Augusto Illuminati sarà distribuita su  due giorni a Bologna:
1) primo giorno a Scienze Politiche
2) secondo giorno  nella sala grande  xm
programma

giovedì  17 ottobre 
orario da definire, pmeriggio sera a Scienze Politiche 
tema seminariale: singolarità e comunanza
venerdì  18 ottobre 
dalle 18 alle 20.30
sala grande xm 24
via fioravanti 24
presentazione libro e seminario
temi: liberare gli elementi e strapparli alla teologia politica e per un politeismo  del bene comune
materiale filosofico e politico di anticipazione e riflessione comune


Il politeismo del bene comune

Illuminati presentando il suo sopracitato saggio in un articolo di Alias-il Manifesto -17/11/2012- il politeismo del bene comune – così sintetizza la sua ricerca: ”abbiamo frugato elemento per elemento (d’acqua, d’aria, di fuoco e di terra) per cogliervi il dissidio profondo fra una lettura teologica che li riporta a ombre dell’unico Dio, e metafora dell’onnipotente sovrano politico, e il politeismo che vi legge potenze degli umani e della natura da Lucrezio, a Spinoza, a Goethe. “ e prosegue: “teniamo ora di definire una teologia del politeismo: una festa federale delle singolarità sociali in aggregazione ed in conflitto, non di comunità trasparenti (solo) a se stesse. Federazione di forme di vita come diceva G. Debord alla vigilia del 1968, copresenzaa simultanea di molti tempi federati. Intendendo per forma di vita una condizione definita da una struttura economica e sociale, per esempio dagli effetti debitori e occupazionali della finaziarizzazione, che produce precarietà (materiale,esistenziale e simbolica)…..”
e parecchio più in là..
ciascuna forma di vita ha un suo corredo di passioni gioiose e tristi, una diversa esperienza nel tempo, nel contrarsi del presente e correlativo perso della memoria e delle attese future, assume droghe disparate: varianti inconfrontabili con quelle tradizionali per effetto della corrosione del carattere e della precarizzazione del lavoro che ha reso irreversibili. La condizione precaria si schiaccia nella cittadinanza condizionata e ricattata del migrante, colorate dalla giovinezza, di cui le attitudini neoteniche, sono pretesto di feroce sfruttamento quanto testimonianza della flessibilità dell’animale umano nell’apprendimento prolungato. “ 
A.Illuminati-il politeismo del bene comune, alias-il Manifesto-22-11-2012.


“Il lavoro vivo post-fordista la condizione ein pech (una sfiga per Marx) della precarietà e la traducibilità reciproca delle forme della vita separate
il tocco adolescenziale implica e riproduce l’indole potenziale del lavoro vivo post-fordista, il rischio positivo della dipendenza di masse operaie dal vampiresco apparato del capitale fisso.
..
Nel III millenio, come prima per il lavoratore produttivo, essere giovani è una sfiga, ein pech, come scriveva Marx. La precarietà accomuna cerchie distinte e le mantiene nella separatezza, nel terrore di confondersi e precipitare verso il peggio. La traducibilità reciproca delle forme di vita, condizione per un riscatto dal debito e dalla crisi, rimane virtuale e senza egemonia (capacità gramsciana di influenzare positivamente l’intera società ed orientarla al cambiamento).” 
A.Illuminati-il politeismo del bene comune, alias-il Manifesto-22-11-2012.


La classe operaia nucleo essenziale e gli intellettuali nell’ottocento-novecento come attori dei processi di simbolizzazione (creare valori quali giustizia, libertà e cooperazione solidale) trasformazione radicale della società (rivoluzioni e conflitti capaci di generare nuovi diritti sociali e civili).
Nell’ottocento-novecento essa fu garantita dalla classe operaia delle grandi aziende minoritaria rispetto all’insieme dei lavoratori (artigiani, contadini, braccianti…), ma concentrata e disciplianata dal processo di produzione capitalista di cui costituiva il nucleo essenziale. La rinforzò l’avanguardia organizzata composta da intellettuali di origine borghese e quadri professionali di fabbrica (operai specializzati o di mestiere portatori di conoscenze specifiche ma anche alfabetizzati). Condizione non riproducibile (ora), almeno in occidente, per la frammentazione degli insediamenti industriali e della stessa tecnologia lavorativa (delocalizzazioni, esternalizzazione e lavoro autonomo eterodiretto, automazioni e riduzione della classe operaia di fabbrica s’aggiungono a quanto esposto). Non è semplice sostituirvi una qualche egemonia del precariato organizzato (e degli stessi migranti regolari e clandestini), per il solo fatto di concentrare il tratto comune del lavoro sfruttato. La società della conoscenza (e del cognitariato) si è rivelata nella crisi, una promessa inadempiuta in occidente come in Cina, per non parlare dei diplomes chomeurs (diplomati disoccupati) nel Magreb (le varie primavere arabe o turche nelle perferie mediorientali come le rivolte degli indiganti delle varie occupy nelle metropoli, tra loro interconnessi a livello globale attraverso i differenti social network ha provato forse ha manifestatarsi questa potenza sommersa e frammentata dei nuovi strati precari cognitari del lavoro vivo post-fordista). ).” 
A.Illuminati-il politeismo del bene comune, alias-il Manifesto-22-11-2012.

Disidentificazione e divenire-minore come condizione di assemblaggio di traduzione reciproca
La disidentificazione che accompagna il crollo del sistema sovranità-popolo e al fordismo produttivo precipita nel punto in cui l’oggettività dell’egemonia svela la traccia della sua contingenza, riaprendo il tempo evento della poltica. Il divenire-minore è condizione di un assemblaggio per traduzione reciproca di altre condizioni minori, soprattutto quando la forma di vita che vi si candida contiene intensivamente in sé alcuni tratti epocali e concomitanti di eccedenza e precarietà. L’organizzazione delle lotte storiche (delle classi subalterne ed operaie dei ecoli trascorsi) si radica nell’autodisciplian dei produttori garantita da una filosofia teleologica (finalistica, finalizzata a..), ma in un diverso rapporto con il general intellect (l’intelletto generale o il sapere sociale come prodotto del comune agire e dell’agire in comune ). La candidatura traduttiva e promozionale della frazione più intellettuale del lavoro vivo precario non si condensa in un gruppo sociale: il cognitariato è un soggetto identitario solo nel miraggio capitalistico della società della conoscenza(come capitale umano individualizzato, messo in competizione e al lavoro, sussunto nella rete della cooperazione ‘volontaria o della servitù volontaria “ e nel processo planetario di produzione sociale capitalista).
Politeismo
Politeismo vuole dire tenere distinte e comunicanti le forme della vita, senza accettarle per defenitive, anzi facendole giocare ad un superamento delle condizioni imposte dalla crisi.” Frammenti di A.Illuminati-il politeismo del bene comune, alias-il Manifesto-22-11-2012.
Prosegue:
“ abbiamo ispirato il nostro lucreziano politeismo a Venere, hominum divoque voluptas, che percuote i cuori con la sua forza vitale, v’infonde dolce amore, propagando le generazioni delle stirpi e assopendo le feroci opere della guerra. Rinneghiamo il regno totalitario del commerciante Mercurio (divinità della comunicazione e del commercio oggi inscindibili attraverso la menzogna di una certa pubblicità dominante nei media di massa) che arrichisce pochi banchieri e affama masse prostrate. Resta, ahinoi, Marte, la cui ferocia si accresce con i progressi della tecnologia e la ui presenza nell’agire umano non è agevole abrogare. Ebbe una funzione oggettiva nel portare a realizzazione gli schemi rivoluzionari virtuali dello scorso secolo, a partire dal 1871 (il popolo in armi non è semplicemente una metafora machiavelliana per indicare il legame tra sovranità e popolo in uno stato nazionale, ma una costante dell’agire politico moderno delle masse: la Comune di Parigi (1871), la rivoluzione d’ottobre (1917), le varie comuni europee dell’inzio secolo XX (la Berlino degli spartakisti, il biennio rosso italiano ecc.), la rivoluzione proletaria russa (1917), la rivoluzione sociale e libertaria spagnola (1936). Come escludere che abbia a che fare con il nostro tortuoso presente? Visto che nel segno di Mercurio non riesci a domare la crisi concordando un nuovo equilibrio geopolitico, l’appello di Marte torna a risuonare, come nell’agosto del 1914 e del 1939 (prima e seconda guerra imperialista occidentale), oppure nelle forme più decentrata della seconda metà del secolo trascorso e più di recenti disaventure mesopotamiche ed afgane (guerre globali neocoloniali e neo-imperiali). Un po’ di keynesismo militare non guasta mai per smaltire merci e poveri, mentre si affaccia la tentazazione di utilizzare la residua superiorità tecnologica Usa per ridimensionare pericolosi concorrenti sul nascere e tenere sotto controllo l’immigrazione anche una severa ammonizione a insubordinati e insorgenti cadrebbe a puntino. Se tale sciagurato scenario prevalesse, ogni iniziativa egemonica dal lato delle moltitudini subalterne ne verrebbe qulificata con tratti operativi nuovi ed esiti incerti. Da pagani novelli, interrogheremo gli oracoli, senza trascurare di erigere argini. ).”
A.Illuminati-il politeismo del bene comune, alias-il Manifesto-22-11-2012.

Il politeismo politico di A. Illuminati secondo Fabio Frosini
D’altra parte la teologia in quanto tale, al di là delle sue belle declinazioni, va ripercorsa e criticata, perché essa è potenza ideologica che mobilita energie –dalle passioni alle disquisizioni metafisiche, e le mette tutte in linea, come in una batteria. Ecco allora l’ipotesi di lavoro: “in generale potremmo ipotizzare che la teologia moneteista tende a chiedere l’incompletezza dell’universale, mentre quella poleteista (una nuova mitologia) che lascia sussistere sul piano dell’immaginazione simbolica, dell’ideologia e dunque della politica, cercando un altro tipo di unificazione tra teoria e prassi”. A. Illuminati.
Una qualche unità di teoria e pratica, la teologia è sempre in grado di realizzarla: si tratta di optare spostando l’accento del (non del) teologico verso il mitologico (verso un sapere laico ed antropologico), come in una regressione temporale, e di qui al politico, che in questo modo può riscattarsi da quel ruolo di “agente sotto copertura” che sempre ricopre nel caso ell’uso governativo della religione (considerata in senso machiavellico ixstrumentum regni ). In ogni caso, il lavoro da compiere non è solo sui contenuti, ma sullo stile, la forma insomma lo statuto del discorso teologico. Non mancano del resto, esempi: il frammento di sistema “Hegel-Hoederlin, opportunamente ricordato da Illuminati, continua a metterci dinnanzi alla stessa questione: la verità si definisce non nel muto dialogo del pensatore con l’universale, ma nel nesso politico reale con l’elemento popolare. La questione dunque: scavare dentro la teologia per riscoprire il fondo popolare cioè arcaico nell’immenso patrimonio mitologico e religioso occidentale ed orientale, nell’ipotesi di lavoro che solo moltiuplicando gli universali, questi vengono realmente mondanizzati, non solo come concetto, ma nella concreta pratica collettiva. Il fatto che la cancellazione (o eclissi) storica del partito come avanguardia di classe rimette a nudo una struttura di lunga durata, la religione come quel tessuto culturale, che più estensivamente e intensivamente , collegato le masse popolari: la teologia è il sapiente, astuto discorso strategico che imprigiona e articola questo tessuto e lo costringe a rimodellamenti continui sulla base delle contrastanti esigenze del momento. Il lessico-base della teologia, in quanto si esercita sulla religione, non può che essere allora quello dei quattro elementi, cioè del modo in cui le società indo-europee hanno parlato del mondo, della realtà, e che nonostante tutto, è ancora alla base del nostro vocabolario, quando non adottiamo un approccio settoriale. Se come scriveva Schmitt, “tutti i concetti pregnati della moderna dottrinaq dello stato sono concetti teologici secolarizzati”, allora la dinamica secolare delle cangianti necessità e opportunità politiche riscrive, necessariamente, la teologia stessa. Se il concetto di secoalrizzazione è il luogo di una disputa in cui nulla è mai dato, si comprende come la teologia politica sia la grammaica storicamente più durevoe e ramificata del potere. Dell’opzione poilteista s è detto: è la scelta per l’immanenza, che immediatamente significa il doppio rifiuto della logica della sovranità e di quello della governace, cioè della “variante pastorale”. La genealogia Machiavelli, Goethe, Nietzsche,nel segno di Lucrezio e di Spinoza, è una preziosa fonte di ispirazione, ma non basta. Come essi fecero, occorre praticare l’immanenza, non solamente pensarla. Occorre anzi pensarla in un modo, che sia incompleto senza la sua pratica. Ma in che forma ciò è possibile? Illuminati ripropone a modo suo, una hoelderliniana mitologia della ragione, e la pratica avventurandosi in questa “artigianale Elementatio thelogica”. La scorreria compiuta attraverso acqua, aria, terra e fuoco non può essere qui ricostruita , se non sommi capi e nel suo significato generale. Si tratta, banalmente di riappropiarci del mondo, ma non di un supposto mondo vergine al di qua della storia, bensì proprio del mondo, come è stato pensato, detto e governato sotto il prisma di ciascuno dei quattro elementi, arricchito e riformulato continuamente, secondo un sistema aperto di rinvii reciproci che cancellano in radice l’antitesi tra natura e cultira, tra spontaneità e potere. Dentro ogni elemento, la teologia politica, per controllare le spinte dei subalterni, ha inscritto elementi reciprocamente irrideucibili,stravolgendoli ma anche in certo modo salvandoli, per cui la storia degli elementi è anche la dimostrazione dell’inesauribilità del conflitto”. 

(F.Frosini: liberare gli elementi e strapparli alla teologia, alias il manifesto.)

Acqua
Così l’acqua è l’immagine del diritto di natura da Spinoza opposto alla chiusura del potere, è la fluctuatio animi rispetto alla ragione, ma anche il simbolo del dominio imperiale sui mari e, allo stesso tempo, della pirateria che a ciò si ribella dall’interno. E’ distribuzione democratica della vita ma anhe messa a regimee controllo di essa. F.Frosini: liberare gli elementi e strapparli alla teologia, alias il manifesto

Terra
La terra, come chora irriducucibile al discorso del logos, riemerge come territorio da spezzettare e da colonizzare, che però sempre i nuovo rivendica la propria unitariertà e comunitareità nei tumuliti condotti in nome di un altro diritto (di nuovo Spinoza). F.Frosini: liberare gli elementi e strapparli alla teologia, alias il manifesto.

Aria
L’aria (accomunata all’etere) è metafora della volatilità e della modernità, e dunque allo stesso tempo, del potere diffuso e dei modi per eluderlo: dalla totalizzazione dello spazio grazie alla cibernetica, all’articolazione materiale del conflitto nelle ricadute praticeh del General Intellect (per K. Marx, sapere sociale prodotto dal lavoro vivo nel corso el tempo). F.Frosini: liberare gli elementi e strapparli alla teologia, alias il manifesto.

Fuoco
Il fuoco, infine, allo stesso tempo è umile fiamma che riscalda, cuoce, conforta o rogo che annienta infedeli ed eretici; è simbolo manifesto dell’universale a anche, molto più banalmente, “contorno teatrale” del ctumulto come alternativa alla spettacolare fiammata rivluzionaria purificatrice. 

(F.Frosini: liberare gli elementi e strapparli alla teologia, alias il manifesto.)

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